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L'uomo che ha ingannato Flavia Vento

12/20/2021

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Non avrete potuto sottrarvi, nel corso della settimana appena trascorsa, dall'incresciosa questione in cui, suo malgrado, è stata coinvolta Flavia Vento, ingannata da un truffatore spacciatosi per Tom Cruise. In esclusiva per questo blog, la confessione dell'uomo.

Sono stato io, lo confesso. Me ne pento, mi dispiace, mi dispiace Flavia.
Sono io che per mesi mi sono finto Tom Cruise.
Non so perché l’ho fatto, sarà stata la pandemia, i lockdown, tutta la noia e l’ansia che ne è derivata, la disforia che la pandemia ha arrecato a tutti, con me è stata particolarmente violenta. Non mi sentivo adeguato nell’approcciarmi a Flavia così com’ero, necessitavo di sentirmi migliore, di sentirmi come Tom, un uomo capace di mission impossible: tipo capire l’intricato sistema di tamponi, mascherine, green pass; tipo capire il senso della ripetizione ipnotica della parola resilienza; tipo capire perché mai ci fosse qualcuno convinto che #andràtuttobene. Così, in una notte di pioggia, mi sono messo lì, con la foto di Tom nel film codice d’onore, quando si incazza con Jack Nicholson, appesa di fronte alla mia scrivania, a ideare il piano criminale. Dovevo studiare a fondo la personalità di Tom, altrimenti non sarei riuscito a gabbare Flavia.
Non è stato affatto facile.
Nonostante la caparbietà con la quale, per settimane, ho fatto questo gesto e mi sono soffiato via la frangia immaginaria, sognarmi con il ciuffo è stato complesso. Lui è americano poi! La nazionalità mi ha creato molti problemi, non ho mai ben capito l’utilizzo di could e would, a tutt’oggi se parlo USA tendo ad evitare il condizionale. Chissà se Tom usa il condizionale, forse no, perché i ricchi non usano il condizionale, usano l’indicativo o l’imperativo che anch’io so usare bene anche se faccio la spesa alla Lidl.
La mia povertà mi ha messo i bastoni fra le ruote anche quando ho dovuto immaginare di fare parte di Scientology, dottrina che prevede un abbonamento premium che mi condannerà per sempre fra i peccatori.
Ma la cosa più difficile è stata senz’altro immaginarmi basso. Non lo sono mai stato, neanche da bambino, ero basso per essere un adulto ma per essere un bambino sono sempre stato piuttosto alto.
Ma con la costanza, la meditazione e un regime alimentare ricco di fibre, sono arrivato a disprezzare i centimetri che mi separavano da Tom, a pentirmi della mia stupida esuberanza adolescenziale che mi ha spinto scriteriatamente verso l’alto.
Oggi, grazie a quel lavoro, sono riuscito ad odiare non solo i miei centimetri in eccesso in altezza, ma anche quelli in larghezza, non quelli in profondità, che lì, anzi, se ci fossero, vabbè, sto divagando.
Insomma alla fine del mio lavoro mi sono sentito pronto a contattare Flavia.
E, nonostante i miei timori, tutto ha funzionato bene fin dal primo momento, lei era coinvolta, anche se sbagliavo could o would non ci faceva caso, insomma anche grammaticalmente abbiamo scoperto di avere un sacco di cose in comune, sia in inglese che in italiano.
Avrete capito insomma che per me non è stato un gioco, io ci ho messo sopra un bel carico di sentimenti, ecco…ed è per questo che una sola cosa voglio dire: l’idea di chiederti dei soldi non è stata mia, Flavia, quello è mio cognato che deve cambiare la macchina che gli si è già fermata tre volte, e lui che mi ha craccato l’account e ti ha scritto perché io non lo avrei mai fatto! Io sono solo uno spasimante che, per la disforia del covid, sentendosi svalutato, non ha avuto il coraggio di proporsi a te così com’è, nudo e crudo, ma ha preferito nascondersi dietro l’uomo nato il 4 luglio.
Io non sono neanche nato d’estate, per dire.
Non ho avuto il coraggio di seguire il mio cuore allora, mostrandomi, e non ce l’ho neppure ora, anche se ora, più che mancanza di coraggio di seguire il cuore, è la ferma decisione di seguire i consigli del mio avvocato che dice che è meglio se resto anonimo.
Sappi però Flavia che, anche se le tue amichette sospettose anche questa volta ti metteranno in guardia, nascosto fra la virtuale folla del web, vi è un uomo che t’ama.

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La pernacchia patrimonio dell'Unesco

11/29/2021

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Io vorrei proporre una raccolta firme per far sì che la pernacchia diventi patrimonio dell’Unesco.
La pernacchia è come il Colosseo, come i sassi di Matera, come il Taji Mahal, come la grande muraglia cinese.
La pernacchia, se applicata agli strepiti o alla mitomania, migliora le cose, le normalizza.
La pernacchia tranquillizza le donne e gli uomini.
Ridimensiona, sgonfia, rilassa.
Pensa ai grandi dittatori della storia.
“Invaderemo la Polonia”.
Prrrrrrrrrrr.
Senti che relax? Senti come tutto torna su un piano che non fa più paura.
Pensa al terrorismo.
“Chi vuole immolarsi con questo giubbotto esplosivo per la gloria di dio?”
Prrrrrrrr.
Senti che sollievo? Non sei più obbligato a diventare un martire.
Pensa alle campagne elettorali, agli slogan su internet, ai proclami stentorei.
Prrrrrrrrr.
Senti che la tua bacheca di facebook si è ripulita, lo senti che è già cresciuto il PIL?
 
La pernacchia è un bene primario, come il grano, l’acqua, l’accesso all’istruzione, il diritto alle cure.
La pernacchia è un bene culturale, come la monna lisa, come la divina commedia, come la pietà di Michelangelo.
La pernacchia andrebbe garantita ad ogni cittadino che dimostri tramite un test attitudinale che sa come usare la pernacchia.
Perché la pernacchia va usata con raziocinio, non bisogna abusare della pernacchia, sennò si va a spernacchiare ciò che invece andrebbe ascoltato.
Paradossalmente, la pernacchia andrebbe fornita solo a coloro che sanno argomentare, in modo che, quando si trovino di fronte a pericolosi individui che parlano senza logica, senza basi, senza conoscenza, senza grammatica, possano avere un’arma per sciabolare la conversazione, una strategy exit, una safe word come per quelli che godono solo se si incartellano con i frustini.
Agli altri, niente pernacchia.
La pernacchia dovrebbe essere una grande responsabilità riservata ad un certo numero di cittadini. Non troppi.
E quando hai la tua bella patente della pernacchia, quella diventa un dovere.
Devi raggiungere un certo numero di pernacchie, non una di più, non una di meno.
Solo se hai fatto almeno 50 pernacchie all’anno sei un cittadino che ha contribuito alla società.
 
Pernacchia bene comune, pernacchia prodotto tipico, pernacchia fonte rinnovabile.
 
Pernacchia bene universale dell’Unesco.
 
Io nel nuovo mondo, mi porterei le pernacchie.

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Le insalatone

11/29/2021

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C’è stato un tempo in cui si mangiava il cibo. Il cibo non aveva nome. Era cibo.
Cioè, lo chiamavi per distinguerlo: pane, prosciutto, formaggio, pasta, pizza, frittata ma non aveva un nome che distinguesse la pasta ricca da quella povera, quella stravagante da quella seria, quella autorevole dalla cazzara. La pasta era pasta, il pane pane, il prosciutto prosciutto, al massimo crudo e cotto ma basta.
Poi tutto è cambiato.
Poi sono arrivate le insalatone. L’insalatona non è un insalata. Neanche parente.
L’insalata te la mangi a casa, la sbatti vicino alla fettina, ci butti due pomodori, un filo d’olio, due olive.
L’insalatona è proprio un altro concetto. L’insalatona, per esempio, non si mangia a pranzo, si mangia solo in pausa pranzo. È lavorativa, l’insalatona, produttiva.
Il fatto che l’insalatona contenga insalata è del tutto secondario. Mangiare l’insalatona determina immediatamente uno status sociale, un approccio, un life style.
L’insalatona ti fa dimagrire anche se è un insalatone di lardo e strutto, il nome stesso brucia i grassi in eccesso. L’insalatona infatti va a braccetto con le palestre alla moda, con lo spinning, lo yoga della risata, il crossfit.
L’insalatona non si mangia neppure nel piatto, l’insalatona si mangia nella boule, si ordina a casa, non si mangia neppure nei ristoranti ma in specifici bar bistrot, l’insalatona è come una suola rossa della Loubotin, come una parure, come un barboncino col cappottino.
L’insalatona non proviene dall’orto, l’insalatona viene assemblata da orafi e gioiellieri.
Un ciuffo di insalata al supermercato lo paghi con gli spicci che metti nel carrello e ti danno pure il resto.
L’insalatona non da resto, non fa prigionieri, si paga con la carta, se la vedete sotto i 20 euro non è un’insalatona, è una volgare insalata, non fatevi fottere.
Se ad un primo appuntamento uscite con una ragazza che ordina un’insalatona, pensatela dopo 10 anni: è a casa vostra, con il suo avvocato e i vostri figli, che mangia un’insalatona comprata con i soldi dei vostri alimenti.
Se ad un primo appuntamento uscite con un ragazzo che ordina un’insalatona, potreste finire la serata sparpargliate in diversi punti della città.
Io se una ordina un’insalatona scappo.
Io ho paura delle insalatone.
Le insalatone sono aggressive, mordaci.
Le insalatone si danno nomi simpatici per mascherare la ferocia.
Le insalatone ci seppelliranno tutti.
L’insalata fa bene alla salute, le insalatone no.
Io le insalatone nel nuovo mondo non le porterei. Voi?

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