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Ade e Persefone, tenebre e luce

6/3/2022

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Di questi giorni mi colpisce il contrasto fra la luce e le tenebre, uno degli scontri più antichi che l’Uomo abbia mai raccontato. 
Da una parte c’è il buio sconfortante della guerra, delle fosse comuni e della morte.
Dall’altra l’estate che inizia, la luce del sole, il vento tiepido e i campi di grano. 
E non è un caso che quando c’è guerra a mancare sia proprio il primo frutto del sole.
Ade era il re dell’oltretomba, sedeva tutto il giorno su un trono ai piedi del quale stava accucciato un cane terribile, Cerbero, con tre teste, gli occhi rossi, il pelo rado e i denti aguzzi. 
Cerbero ringhiava continuamente alle povere anime dei morti che si presentavano sulle sponde del fiume infernale, lo Stige e, se l’avevano, offrivano una moneta d’oro a Caronte affinché li portasse sull’altra sponda. 
Se non avevano monete rimanevano a vagare per sempre come ombre in mezzo alla nebbia. 
Vivere in questo luogo buio e triste aveva reso Ade un re solo e cattivo.
Nessuna donna e neppure nessuna ninfa avrebbe mai accettato di vivere con lui in un posto tanto lugubre.
Così, Ade, uscì in superficie con il preciso intento di rapire una ragazza e farne sua moglie. 
In un bellissimo prato inondato di luce vide la creatura più delicata e armoniosa del mondo, si chiamava Persefone. 
Si trovava lì con sua madre Demetra ed altre ninfe, coglievano fiori e ne facevano ghirlande. 
Ade, con uno stratagemma subdolo, degno degli inferi, fece sbocciare, a poca distanza da lui, un narciso così bello e così profumato che Persefone non poté che avvicinarsi. 
Non appena colse il fiore, Ade la afferrò e la trascinò nel sottosuolo.
Demetra allora andò da Zeus pretendendo che obbligasse suo fratello Ade a restituirle sua figlia ma Zeus le disse che non poteva intercedere.
A quel punto, Demetra, dea dei raccolti e della fertilità, infuriata, disse a Zeus che se Persefone non fosse tornata a vedere la luce, sul mondo intero mai più sarebbe cresciuta una spiga di grano.
E così accadde, per un anno intero i campi non diedero alcun frutto, non ci furono semi, né spighe, né farina.
Il re degli Dei doveva trovare una soluzione ma era difficile convincere Ade che non voleva saperne di restituire sua moglie.
Così, dopo molte insistenze, si giunse ad un compromesso: La ragazza sarebbe potuta tornare per sei mesi l’anno, in primavera ed in estate, mentre l’autunno e l’inverno li avrebbe trascorsi nel buio regno dell’oltretomba.
Ade non poté rifiutare quella mediazione.
Dall’anno successivo, solo quando Persefone era con sua madre e poteva godere della luce del sole, campi, orti e frutteti tornarono a dare i loro frutti.
Da allora, quando l’inverno della guerra e della morte non si mette in mezzo, godiamo del sole che fa maturare il grano, del mulino che macina la farina, del forno che cuoce il pane.  
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