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Andy Kaufman e l'arte dell'inganno

3/15/2021

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Locale buio, tintinnio di bicchieri, i camerieri girano fra i tavolini illuminati fiocamente da piccole abat-jour.
Sul palco sale un tipo strano con un maglioncino girocollo sotto la camicia, un paio di pantaloni chiari e i capelli mezzi appiccicati alle tempie.
Ha un’aria buffa, stralunata, la gente rumoreggia, farà ridere? Non sembra nemmeno un comico.
Mette a posto un vecchio giradischi e poi dice che sa imitare bene il presidente Carter. Un attimo dopo con lo stesso identico tono di voce dice “Buonasera, sono il presidente Carter”.
Il pubblico non sa bene come reagire, un po’ fa tenerezza, ha un accento straniero, un po’ fa ridere perché è ridicolo ma il sentimento più diffuso è la confusione.
Poi dice che sa fare anche Elvis e fa l’imitazione che Elvis preferirà in assoluto. Il pubblico è ancora più confuso.
Andare a teatro, andare in un comedy club, persino stare qui ad ascoltare il mio podcast significa accettare di essere ingannati per un certo periodo di tempo.
Andrew Geoffrey Kaufman prende questa cosa alla lettera. Confonderà e ingannerà il pubblico per tutta la durata della sua brillante carriera, senza per altro mai smettere di fare l’inserviente da Jerry's Famous Deli, una catena di gastronomia ebraica.
Un grande manager di comici, George Shapiro, lo nota e gli procura una sit com, il massimo per un comico dell’epoca. Ma a lui le sit com fanno schifo e quindi accetta di essere il protagonista di Taxi solo se può interpretare un personaggio con una personalità multipla.
Così fa sempre quel che gli pare…ma non gli basta.
Si inventa un altro personaggio che si chiama Tony Clifton, un cantante volgare e impresentabile. Solo che nessuno è sicuro che sia davvero lui. Apre i suoi spettacoli e anche lui viene scritturato nella sitcom, due contratti.
Anche un grandissimo scrittore aveva la mania di essere molte altre persone.
​LEGGI QUI la sua storia.

Il pubblico dal vivo della sitcom lo ama ma gli chiede sempre di rifare per loro il suo vecchio personaggio, lo straniero buffo che imita Elvis. Lui non ci sta e si offre di leggere per loro il Grande Gatsby di Fitzgerald.
Attacca. La gente aspetta la gag. Non c’è nessuna gag. Lo legge tutto. Tutto il romanzo.
Il pubblico è disorientato, una volta di più.
È il momento del suo grande spettacolo, alla Carnegie Hall. Spettacolo natalizio. C’è una sedia a bordo palco per la madre di Andy alla quale sembra dedicato lo spettacolo.
Non è la madre, è Robin Williams.
Ad un certo punto una signora del pubblico ha un attacco di cuore, un medico la porta sul palco, non ce la fa, muore.
La gente inorridisce.
A quel punto Kaufmann esce dalle quinte vestito da indiano, improvvisa uno strano rito, la signora resuscita, era finto, il pubblico non ci capisce più una mazza.
Fuori dal teatro aspettano 35 pullman per portare il pubblico a mangiare milk and cookies da un’altra parte ma lo show non è finito, Andy da appuntamento a tutti l’indomani mattina su un battello per staten island.
Deve alzare il tiro ora.
Dichiara di voler diventare il più grande campione di wresling inter-genere. Cioè combatte sul serio con donne, vince, insulte le donne fra il pubblico, nessuno capisce se scherza o no.
Qualcuno ride, qualche femminista si incazza, come al solito non si capisce niente.
Un wrestler uomo vero lo sfida, si chiama Jerry Lawler. Salgono sul ring a Memphis, Tennesse, Andy perde, esce dall’incontro con un collarino dopo essere caduto di testa.
È vero? Non è vero? Boh!
Vanno da letterman, scoppia una rissa, fa un casino tale che è bandito dalla trasmissione, sempre che non fosse tutto preparato.
Va ospite in un’altra trasmissione che si chiama “Fridays”, anche lì fa una bella rissa con Micheal Richards, si deve scusare, poi torna, sembra un altro uomo, dice di aver trovato la fede in Gesù grazie alla cantante gospel Kathie Sullivan. Annuncia il matrimonio con lei.
Non si sposeranno mai, neanche a dirlo.
Potrei raccontarvene ancora ma esattamente come il pubblico di allora, mi gira la testa.
Andy purtroppo si ammala di cancro ai polmoni e muore a Hollywood il 16 maggio 1984.
Tanto ha fatto che c’è ancora chi non ci crede, chi ha pensato fosse un trucco per uscire dalle scene e rientrarci come un altro comico. C’è chi ha azzardato fosse Jim Carrey, forte del fatto che avessero lo stesso giorno di nascita.
La verità purtroppo è un’altra.
Il 16 maggio dell’84 se n’è andato giovanissimo uno dei più grandi geni artistici della scena americana, uno che ha preso lo spettacolo, lo ha ribaltato come un vecchio tavolino e lo ha apparecchiato da capo.
Tuttavia, guardatevi intorno, con Andy Geoffry Kaufmann non si sa mai.

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