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Katharine Gun

10/15/2022

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Katharine Teresa Harwood è orgogliosa di lavorare al GCHQ, in inglese sta per Government Communications Headquarters, Quartier generale del governo per le comunicazioni.
Tutti i giorni va nel suo ufficio a Celtenham, si versa una bella tazza di caffè, si lega i capelli, si infila le cuffie e ascolta.
È arrivata lì rispondendo ad un annuncio, cercavano una traduttrice dal mandarino all’inglese. Neanche sapeva che si trattava dell’intelligence.
Ascolta conversazioni e, se c’è qualcosa che non va, lo comunica per proteggere i cittadini del Regno Unito. Per evitare orrori, insomma.
Ha una certa dimestichezza con i popoli che orrori hanno subito, Katharine, suo marito, Yasar Gun è curdo, lei ha insegnato inglese a Hiroshima.
Il 31 gennaio del 2003 legge una mail inviata da Frank Koza della national security agency. All’interno di quella mail c’è la richiesta di partecipare ad un’operazione di spionaggio dell’amministrazione Bush, contro sei paesi del consiglio di sicurezza delle nazioni unite: angola, bulgaria, camerun, cile, guinea e pakistan. L’obiettivo è raccogliere informazioni per poterli ricattare affinché votino a favore dell’invasione dell’Iraq.
Katherine non ci dorme, si tormenta, passa giorni infernali. Alla fine decide di far trapelare quella mail.
L’Observer la pubblica.
La Gran Bretagna, insieme agli Stati Uniti stanno muovendosi per una guerra illegale a Saddam Hussein.
È lei stessa a confessare di aver stampato e portato il documento fuori dall’edificio. Dopo una notte in custodia, passa quasi un anno prima che si decida se istruire il processo ed infine nel novembre di quello stesso anno viene incriminata ma l’udienza dura meno di 30 minuti perché la procura della Corona, ritira le accuse.
L’improvviso dietro front è dovuto alla linea di difesa scelta da Katherine che, dichiarandosi innocente, giustificando la propria condotta con il principio di necessità, costringerebbe l’accusa a fornire i documenti che dimostrerebbero che la guerra in Iraq è stata una guerra illegale e porrebbe il Regno Unito e, di conseguenza, gli Stati Uniti, nella scomoda condizione di essere accusati di crimini di guerra.
Dopo un anno infernale, fatto di intimidazioni, di un tentativo di espulsione del marito, di diffamazioni e pressioni, il procedimento a carico di Katherine sfuma, come se non fosse mai esistito, e ironicamente, seppur giustamente, nel 2004 le viene anche consegnato il Premio Sam Adams, un riconoscimento consegnato ai membri dell’Intelligence che si sono distinti per integrità ed etica.
Nel frattempo la guerra in Iraq si è fatta, le armi di distruzione di massa non esistevano come non esistono più, si stima, da 151.000 a un milione di iracheni uccisi dalla guerra, insieme a 4600 morti inglesi e americani.
Il numero dei feriti è incalcolabile. 
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1 Comment
Juan Huynh link
11/9/2022 11:58:16 am

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