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La estancia Cristina e i Masters

3/4/2021

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Avevo letto da qualche parte di un emigrante che, arrivato nelle Americhe, scrisse: “Non solo non è vero che qui ci sono le strade d’oro, come mi hanno raccontato a casa mia, ma non ci sono nemmeno le strade e costruirle, tocca a noi.”
Credo che sia più o meno quello che è successo a Percival Masters quando è arrivato in Argentina.
Probabilmente in Galles se l’era figurato diverso il nuovo mondo…
È vero però che il governo Argentino la terra la dà via quasi per niente, enormi fette di terra, di quella terra sconfinata sotto il tropico del capricorno.
Lui, in particolare, si innamora di un posto incredibile, chissà come diavolo c’è arrivato, si parte dal centro urbano più vicino e si viaggia in carro per 45 giorni, ora più, ora meno, e poi in 11 ore di navigazione zigzagando fra piccoli iceberg ci si arriva.
In effetti è bello laggiù, il lago argentino azzurrissimo di fronte, prati, montagne, fiumi e se hai la pazienza di inerpicarti fino alla cima trovi una distesa nera che, una volta era il fondo dell’oceano e ora invece guarda in faccia il ghiacciaio Viedma.
Percival pensa che sia un bel regalo di nozze da fare a Jessie. Torna indietro, la sposa e le promette di portarla nel posto più bello del mondo. Che, per essere bello è bello, ma sono solo loro due, ancora una casa non c’è e, come detto, il posto più vicino è a 45 giorni e 11 ore, minuto più minuto meno.
Per un anno si riparano in un capanno di pietra poco più grande di uno sgabuzzino e mangiano i salmoni che pescano dal fiume ma poi, pian piano, si costruiscono una casa vera, si fanno i loro mobili, tirano su un mulino che generi corrente sfruttando la forza dell’acqua, addirittura si fanno spedire da Buenos Aires un manuale di modellismo e, moltiplicando tutti i numeri che ci trovano dentro, si costruiscono pure una barca che sulle acque d’argento del lago va che è una bellezza.
Hanno due figli: Cristina ed Herbert. Herbert se ne va a studiare nella capitale, Cristina purtroppo si ammala e, per via di quella faccenda del mese e mezzo per raggiungere un medico o per farsi raggiungere da lui, non ce la fa.
Quindi Herbert rientra, deve occuparsi della fattoria e i genitori cominciano a farsi anziani…servirebbe qualcuno a dar loro una mano e lui la trova, si chiama Jannet Herminsgton, è una bella donna che presto si innamora di questo posto dimenticato alla fine del mondo.
Lei si innamora del posto e Herbert si innamora di lei.
C’è da dire che non aveva molta scelta ma, evidentemente, l’idea di proseguire la tradizione famigliare e godersi in pochi questo paradiso patagonico, non gli dispiace.
I due infatti rimangono a vivere lì anche dopo che Percival e Jessie Masters muoiono negli anni ’70.
Il governo argentino ora si ricorda di questa terra alla fine del mondo e vorrebbe farci un parco naturale ma Herbert non ci sta, quella terra è stata donata ai suoi genitori e finché ci sarà un erede dei Masters, quella terra è sua.
Viene fuori anche un piccolo contenzioso per quella barca costruita a partire da un modellino…non risulta in nessun registro navale e la marina argentina vorrebbe sequestrarla.
L’ennesimo affronto. Herbert resiste e la marina insiste.
Un giorno lui si stufa, ci salta sopra, naviga fino a poche miglia da puerto bandera e si fa notare dalla guardia costiera. Questi partono all’inseguimento, lui gira la barca e si fa inseguire fino ad una secca dove, di proposito, incaglia la barca.
Se ora vogliono la sua barca che se la prendano, devono però disincagliarla e portarla a riva. Ora non ci vogliono più 11 ore, solo 3, ma è comunque un bel pezzo.
Se ci andate, la barca è ancora là.
Il governo continua a fare pressioni per riprendersi la terra e i due fanno un ultimo tentativo per mantenerla. Si sposano in tarda età e tentano di adottare un figlio che però non gli viene concesso.
Herbert muore qualche anno più tardi, rimane solo Jannet…non è un erede di sangue ma è la moglie di Herbert, ha diritto a restare ma non sa come mantenersi, è anziana e non può certo allevare capi di bestiame o cavalli.
E allora le torna in mente quella spettacolare distesa nera che guarda il ghiacciaio. Nella roccia ci sono strani calchi di antiche conchiglie e ossa di pesci che nuotavano là tantissimi anni prima e la cui razza ora magari neppure esiste più.
Forse è roba che interessa a qualcuno.
Qualcuno disposto a pagare per passare qualche settimana con lei e studiare tutta quella anticaglia: tre piccioni con una fava! Qualche soldo, un po’ di compagnia e il governo argentino che, finché è viva, non può riprendersi la terra.
Nel 1997, anche Jannet Herminsgton muore e finalmente il governo può mettere le mani su quella terra e mandarci i turisti più coraggiosi perché comunque, anche oggi, per arrivarci da El Calafate, un po’ di tempo ci vuole.
Si chiama Estancia Cristina, come quella ragazza che è nata e morta qui, in mezzo a questa luce e a questa natura che ti lascia zitto come un pioniere.

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