SIMONEREPETTO.COM
  • Home
  • Chi sono
  • Blog
  • PODCAST
  • EVENTI
  • Collab
  • Contact

La mappa

8/5/2021

0 Comments

 
Foto

Era per lei una specie di gioco. Glielo avevano insegnato da bambina, solo che allora i ricordi erano pochi. Ora, da ragazza, invece, cominciavano ad essere un po’ e il gioco si faceva di giorno in giorno più divertente.
Finito il lavoro, se ne andava sul suo scoglio e si divertiva e mettere in disordine i ricordi e poi a rimetterli insieme in una forma sempre diversa, in una storia sempre diversa.
Con il tempo poi, si sa, i ricordi si confondono, si mischiano, si scheggiano, quindi diventano giocattoli diversi con cui giocare e diverse così pure le forme e le storie.
Anche il suo lavoro la aiutava in questo. Consisteva nel dare forma, su tela, panno, ceramica, ai disegni che le spuntavano in testa. Pasticciava, impastando colori ad olio e fantasia.
Però di fronte al mare era un’altra cosa, i ricordi non colano né seccano, sono più esatti e, nello stesso tempo, più facili da modellare.
Quella sera sembrava una come tante, il mare aveva quel colore azzurrino della prima sera, ripeteva il suo solito ipnotico suono di risacca e nel cielo, tra le nuvole, già si intuivano strisce di rosa e di viola.
Non poteva sapere che, a forza di muoverli, spostarli, ricomporli, i ricordi avevano liso la membrana in cui si conservano. Perché, si sa, ci sono ricordi tondi e lisci ma anche altri acuminati, spigolosi, taglienti come schegge di vetro.
Così, all’improvviso, la sacca dei ricordi, si è rotta.
Come prima cosa ha liberato un gas azzurro che è salito verso l’alto, corrispondente al colore di quel mare che stava guardando, si trattava di un ricordo in formazione che non ha fatto in tempo a solidificarsi. Come secondo effetto i pigmenti di ricordi depositati negli occhi sono scivolati sulle gote e l’iride è diventata chiarissima, liquida, quasi trasparente. Infine, la membrana ha ceduto del tutto e tutti, tutti i ricordi sono caduti giù, lungo il corpo.
Lì per lì si è sentita solo strana ma non si è data conto di quel che stava accadendo, se ne è accorta solo il giorno successivo, dopo una lunga dormita. Guardandosi allo specchio si è resa conto che i suoi capelli si erano colorati di azzurro, della stessa tonalità del mare della sera precedente. Gli occhi poi, che aveva avuto sempre di altro colore, erano chiarissimi, tanto da poter scorgere il fondale. E i ricordi poi, che sensazione strana!
C’erano ancora tutti eh, non erano perduti. Ma ora erano nel corpo. Il primo bacio su un polpaccio, quella sbronza a quel concerto con le amiche era sulla clavicola, quel terrore delle ombre che aveva da bambina su uno stinco, quel desiderio di viaggiare che la toglieva il respiro stava sul braccio destro. C’erano tutti, ognuno in una sua speciale porzione di corpo.
Si raccolse i capelli blu con un foulard blu. Si mise un paio di occhiali da sole, non sapeva se avrebbe retto la luce ora che gli occhi erano sgombri e puliti come la piazza dopo la pioggia.
La sera tornò sul suo scoglio per controllare se, anche così, poteva fare il suo solito gioco. Si accorse subito di avere qualche difficoltà. I ricordi in effetti c’erano ma gli indirizzi non le erano chiari. Prima erano tutti in un posto, ora doveva cercarli su e giù, dai piedi alle orecchie, dalla schiena alle ginocchia, dal naso alla punta delle mani.
Quella notte restò a fissare il soffitto nero con i suoi occhi limpidi. Alla mattina aveva la soluzione. Si buttò sulla scrivania a disegnare con furia, senza alzare lo sguardo.
A mezzogiorno con sottobraccio un plico di fogli era dal suo amico tatuatore.
Per ogni ricordo aveva un disegno di colori e grandezza diversi, per ogni disegno un lembo di pelle in cui picchiettare un tatuaggio.
Ora aveva una mappa da seguire per ricominciare il suo gioco preferito, si sentiva più tranquilla, sapeva dove cercare quando avesse voluto ricordare questo o quello.
Qualche sera più tardi tornò al suo scoglio che, per la prima volta in vita sua, trovò occupato.
C’era un tipo che leggeva un libro e, di tanto in tanto, alzava lo sguardo e si faceva asciugare la faccia dallo scirocco che tirava da due giorni e non faceva dormire la notte.
Ad un primo sguardo decise che gli stava sulle palle.
Primo, si era seduto sullo scoglio suo senza che nessuno gli avesse dato il permesso.
Secondo, lei preferiva di gran lunga il maestrale e lui sembrava essere in confidenza con lo scirocco.
Terzo, lì per lì una terza ragione non le venne in mente ma le prime due bastavano e avanzavano.
Pensò che si sarebbe andata a sedere lo stesso e avrebbe, di proposito, fatto più rumore possibile spostando i suoi ricordi di qua e di là. Li avrebbe trascinati, fatti sbattere e stridere fino a disturbare la sua lettura a tal punto che si sarebbe alzato e le avrebbe finalmente lasciato il suo personalissimo scoglio.
“Ciao.”, disse lui cortese.
“Ciao.”, disse lei scostante.
Fece come aveva previsto fino a che lui abbassò il libro.
Lei dentro di sé si abbandonò ad una minuscola esultanza.
Quando però lei voltò lo sguardo, vide che aveva smesso di leggere il libro e stava leggendo i ricordi tatuati sulla pelle, uno ad uno. Almeno quelli scoperti.
Li sapeva decifrare.
Lei distolse lo sguardo imbarazzata, fissò una barca che attraversava l’orizzonte e smise di fare rumore.
Ti va di LEGGERE/ASCOLTARE la storia di un'altra donna "magica"? CLICCA QUI!

0 Comments



Leave a Reply.

    Archivio

    November 2022
    October 2022
    September 2022
    August 2022
    July 2022
    June 2022
    May 2022
    March 2022
    February 2022
    January 2022
    December 2021
    November 2021
    October 2021
    September 2021
    August 2021
    July 2021
    June 2021
    May 2021
    April 2021
    March 2021
    February 2021
    January 2021

    Categorie

    All
    L'arca Di Bidè
    L'arca Di Bidè
    Storie Notturne Per Persone Libere

    RSS Feed

Powered by Create your own unique website with customizable templates.
  • Home
  • Chi sono
  • Blog
  • PODCAST
  • EVENTI
  • Collab
  • Contact