Quando arrivano le cose che contano

Ero ancora piuttosto giovane allora e avevo molte convinzioni completamente sballate.
Una di queste era che tutto ciò che era importante sarebbe arrivato con l’età adulta: esperienze, persone, emozioni, luoghi. Quello che c’era prima era una specie di allenamento alla vita.
La prima volta che questa convinzione vacillò per poi cadere definitivamente fu quando una signora mi raccontò questa storia.
Era una persona che stimavo, mi stava insegnando molte cose, perciò ascoltai con attenzione.
Mi raccontò di essere stata costretta a portare suo padre in un ospizio. Era ormai anziano e lei viveva in un’altra città.
Sorvolo sui dettagli emotivi, su quanto la sua voce zoppicasse nel descrivermi il momento, di quanto una scelta del genere fosse stata faticosa e a tratti fisicamente dolorosa.
Fatto sta che, da qualche parte nella campagna veneta, non lontano da dove il padre abitava, individuò una casa di riposo circondata da un grande giardino, dove tutti dicevano lavorare persone competenti ed umane. Scelse quella. Mi aveva detto anche il nome ma non lo ricordo più.
Aveva pensato molto al momento del distacco e non riusciva ad immaginarselo sereno. La sua mente si affollava di immagini strazianti.
Qualche volta aveva sognato anche che non ce l’avrebbe fatta, che lo avrebbe riportato subito indietro.
Invece quando arrivarono, una volta sbrigate le formalità, vide suo padre che tranquillamente andò a sedersi in quello che sembrava un grande salotto, composto da divani, poltrone, un televisore sullo sfondo, qualche tavolo dove altri vecchi conversavano o giocavano a carte.
Andò a sedersi dritto ad un tavolo, senza esitare, rimase lì, scambiando sorrisi sdentati con una signora graziosa con i capelli bianchissimi raccolti in una crocchia.
Lei non chiese niente, finì di riporre la roba nell’armadio della sua stanza e, un’ora dopo, lo salutò e se ne andò.
Rimase a pensare per tutto il mese seguente ad una strana sensazione che aveva percepito, fino a quando non fu di nuovo ora di tornare a trovare suo padre.
Lo trovò nella sala da pranzo a confabulare fitto fitto con quella stessa signora; quando vide sua figlia, le sorrise, aiutò la signora ad accomodarsi sulla sua sedia a rotelle e la spinse fuori dalla sala, infine si sedette su una poltrona coperta da una trapunta variopinta.
A quel punto la figlia volle sapere…chi era quella signora graziosa con la quale era tanto affiatato?
Suo padre le raccontò questo.
80 anni prima, quando lui avrà avuto 16 o 17 anni, tutti i giorni scendeva al fiume, ce lo mandava la madre per raccogliere un po’ di legna.
Accanto al fiume viveva una famiglia, avevano una figlia che era forse un paio d’anni più giovane. Era bella come la primavera e, quando lui passava davanti alla finestra, scostava le tendine e lo guardava.
Andò avanti così fino all’estate del 1940. Un giorno di giugno, lei azzardò di farsi trovare sull’uscio, i genitori forse non c’erano e lo accompagnò al fiume. Si diedero solo un bacio, poi lei si fermò e, meno male, perché anche lui non avrebbe saputo bene come proseguire.
Pochi giorni dopo lui ricevette la chiamata alle armi, partì e tornò solo 5 anni più tardi, nel frattempo la famiglia della ragazza scappò. Insomma, non si incontrarono mai più.
Lì, nell’ospizio, si sono riconosciuti e hanno pensato che fosse un bel regalo passare gli ultimi anni a raccontarsi l’un l’altra tutta la vita che c’era stata nel mezzo e quel sentimento rimasto sospeso per 80 anni, mai davvero nato ma mai davvero scomparso.
Raccontavano e raccontavano, cercando di scovare negli occhi i ragazzini che erano stati.
Lì ho capito che non lo sai quando arrivano le cose che contano, bisogna stare attenti.
O forse non stare attenti per nulla.
Le storie d'amore non hanno età. Eccone una struggente!