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Galileo, Fulgenzio e la verità

4/28/2021

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C’è una scena da “La vita di Galileo” di Bertold Brecht che mi ha sempre provocato un effetto fortissimo.
È il quadro settimo, quando Fulgenzio, un frate istruito che assisteva Galileo nei suoi studi, torna da lui dopo che il decreto del Sant’Uffizio ha condannato le loro ricerche
Immagino che Galileo fosse furioso, ce lo raccontano come un pisano piuttosto fumino, entrambi sapevano di avere ragione ed erano stati trattati come dei cialtroni.
Chissà come si è incazzato Galileo quando Fulgenzio, dopo aver passato tre notti insonni e aver detto Messa, si azzarda a dirgli che, secondo lui, la Chiesa aveva ragione, anche se lui sapeva benissimo come stavano le cose, conosceva la verità, aveva visto con i suoi occhi le lune di Giove.
Per spiegargli perché ha scelto di mentire e addirittura, nonostante la grande passione che lo muove, perché ha scelto di abbandonare l’astronomia, parla a Galileo della sua famiglia.
Una famiglia semplice, capace nella coltivazione dell’ulivo ma per il resto ben poco istruita.
Glieli fa quasi vedere, mentre la sera, con un cucchiaio di legno in mano, davanti ai piatti vuoti, stanno nella loro cucina, ammucchiati quasi come le bestie.
Si chiede come facciano a resistere alla vita, durissima, che conducono. Se lo chiede e lo chiede a Galileo.
Dove trovano la forza per salire le pietraie con la gerle sulle spalle, per far figli, persino dove trovano la forza per mangiare?
Tutta quella miseria si sopporta solo credendo ad un ordine precostituito, ad un principio di continuità, di necessità, appoggiandosi al ritmo delle cose da fare, il pavimento da lavare, le tasse da pagare, le stagioni che cambiano e le parole del vangelo, che ogni domenica, ripete loro e li convince che l’occhio di Dio è su di loro, che per loro è stata scritta la magnificenza dei cieli, che potranno parteciparvi un giorno, se daranno buona prova di loro sul palcoscenico del grande teatro del mondo, saranno premiati.
E adesso? Si chiede Fulgenzio, se adesso gli diciamo quello che abbiamo scoperto, che vivono su un frammento di roccia che rotola, ininterrottamente, attraverso lo spazio vuoto e gira attorno ad un astro di secondaria grandezza, come la prenderebbero?
Come la prenderebbero se scoprissero che quella sacra scrittura della quale si fidavano, quel libro che spiega tutto e di tutto dimostra la necessità, il sudore, la pazienza, la fame, persino l’oppressione, come reagirebbero se la Chiesa gli dicesse che si è sbagliata? Che quel libro è pieno di errori?
Come la prenderebbero se capissero che nessuno li guarda dall’alto, che vecchi, ignoranti e stanchi come sono, devono da soli provvedere a loro stessi, che la fame non è una prova, è solo la pancia vuota, che la miseria non ha alcun senso e la fatica non è una virtù.
Cosa accadrebbe all’ordine del mondo?
Si è spaventato Fulgenzio e pensa che il decreto di Santa Madre Chiesa sia un atto di misericordia materna, serva a garantire la pace spirituale dei disperati.
Si è spaventato Fulgenzio perché la verità fa paura e rovescia il tavolo ma non si può che partire dalla verità se quel tavolo bisogna apparecchiarlo per tutti.
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