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Il cacciatore di libri

4/13/2021

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Un cavallo attraverso le foreste di alti alberi e nebbia della Germania meridionale.
È il 1417 e su quel cavallo c'è un signore tutto intabarrato, viene da lontano, cavalca da molti giorni.
La gente che lo spiava dalle baracche che incontrava sulla via, certamente aveva capito che non si trattava di un uomo di campagna: alto, snello, ben vestito, non aveva neppure un'arma o una corazza che brillasse alla luna...non poteva essere di quelle parti.
Eppure di gente  ricca e importante ne passava da quelle strade piene di solchi: commercianti di lino da Ravensburg, venditori di lana o tessuti da Heidenheim, Halen, Würzburg...anche gente semplice, per carità, c'era un gran traffico, operai, calderai, arrotini, pellegrini in cammino per ammirare una reliquia, ma anche giocolieri, indovini, falconieri, acrobati, mimi, ebrei con i cappelli a corno e i contrassegni gialli imposti dalle autorità cristiane.
Quell'uomo però non rientrava in nessuna di quelle categorie.
Quell'uomo era Poggio Bracciolini, veniva dall'Italia ed era in cerca di parole antiche, romane. Ma non la sua Roma! La corte papale corrotta che ben conosceva, quella degli intrighi, del lassismo politico e delle continue epidemie di peste bubbonica, no. La Roma del Senato, del Foro e della lingua latina, la cui limpida bellezza lo innamorava di stupore e nostalgia. 
Alla fine, quello che cercava era un mondo perduto.
Arriva al convento di Fulda, bussa, probabilmente lo portano dal sovrano di quel piccolo mondo, Johann von Merlau, a lui avrà consegnato la lettera di raccomandazione di un famoso cardinale, avrà finto di essere interessato alle reliquie di San Bonifacio, si sarà inginocchiato per una preghiera nella cripta, alla luce delle candele, davanti alla teca d'oro, cristallo e pietre preziose dove il Santo riposa. 
Poi, al momento opportuno, avrà fatto cenno alla biblioteca, l'unica cosa che davvero lo interessava, chiedendo umilmente se poteva consultare qualche volume...in silenzio, certo! Regola monastica. 
E fra quei libri, il nostro cacciatore di parole, riporta alla luce un lungo testo risalente al 50 a.C. di Tito Lucrezio Caro che si intitola: "De rerum natura".
Da quel momento in avanti, si può dire, nessuno ha più potuto vedere il mondo allo stesso modo.
Per carità, dentro c'è anche qualche vaccata, ci sta, Lucrezio scrive che il sole gira attorno alla terra, che i vermi vengono generati spontaneamente dal terreno, dice che i fulmini sono semi di fuoco espulsi da nuvole vuote e immagina la Terra come una madre in menopausa ma, a parte questi voli di fantasia, dentro, nel cuore del libro, c'è qualcosa di pazzesco, pericolosamente radicale, rivoluzionario, dinamitardo.
La materia dell'universo, dice Lucrezio, è un numero infinito di atomi che si muovono a casaccio nello spazio, come granelli di polvere quando un raggio di sole entra dalla finestra, sbattono, si uniscono, si intrecciano, formano architetture mirabolanti e complesse e poi si disgregano in un processo ininterrotto di creazione e distruzione.
Le stelle nel cielo notturno, il sole che brilla sul mare, le alte montagne innevate, i voli degli uccelli non sono l'opera di Dei generosi o capricciosi, non sono  sfere di cristallo in cui scrutare il futuro, ci stiamo guardando solamente allo specchio, guardiamo l'universo, del quale facciamo parte, fatto con gli stessi mattoni di cui siamo fatti noi. 
Non esistono piani, architetti, destini e divinità, nulla dura per sempre, tutto è impermanente, tranne gli atomi che sono immortali. Non siamo il centro del mondo, non siamo diversi dagli animali, non occorre arruffianarsi gli Dei, il fanatismo è ridicolo, i sogni di potere, grandezza sono risibili, guerra, autoesaltazione sono stupidi e senza senso.
Ciò che gli esseri umani possono e devono fare è vincere la paura, rassegnarsi di essere di passaggio, come ogni cosa, ed essere grati della bellezza del mondo e del gusto di essere vivi.
Da lì a poco esploderà il Rinascimento.
Oggi ci incantiamo di fronte a chi sa spiegarci la meccanica quantistica perché alla fine non c'è storia più affascinante della struttura elementare delle cose, delle cose della natura, come diceva Lucrezio, di questo gigantesco disegno, tutto da decifrare, di stelle e fango, viscere e pensieri, che è la vita nostra e quella dell'universo.
Ti va di LEGGERE/ASCOLTARE ancora una storia? ECCOLA QUI!

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