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La favola di Natale

3/24/2021

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Si dice che Charles Dickens amasse passeggiare di notte, senza meta, in una Londra affascinante, scura, dove i rami degli alberi e la luce fioca dei lampioni assomigliavano a dei fantasmi.
Forse proprio in una notte come questa ha incrociato l’ombra di un vecchio che assomigliava ad un fantasma e che gli ha fatto venire l’idea di Ebenezer Scrooge: vecchio, magro, avido, tanto da riprendersi le monete che aveva messo sugli occhi del cadavere del suo ex socio, Marley, privandolo così del necessario lasciapassare per l’aldilà.
Scrooge odia il Natale: perché le luci gli danno fastidio agli occhi, perché ruba tempo al lavoro, perché le urla dei bambini gli irritano le orecchie.
E quindi: “Non ci vengo” risponde a Fred, suo nipote, che lo vorrebbe alla sua tavola per Natale
E quindi: “Sì, si lavora anche la vigilia”, dice a Bob Cratchit, per quello stipendio da fame che gli dà.
Ma, la notte di Natale, quando è solo, davanti al camino, con la sua vestaglia logora e la sua brodaglia fumante, arriva a trovarlo un fantasma a forma di candela.
È lo spirito del Natale passato che lo prende per mano e lo fa volare nel suo passato, quando era in collegio, solo, senza amici, anche a Natale.
Gli fa vedere la sorella, quando, un giorno, lo andò a prendere.
E gli fa vedere anche il suo primo datore di lavoro, Fitzwigg, che sbrogliava gli uffici per creare una grande sala da ballo il giorno di Natale.
Gli fa vedere la sua prima fidanzata che lo lasciò perché non riusciva a farsi amare più del denaro.
Il vecchio è spaventato, vorrebbe spegnere questo fantasma ma non ci riesce. Finisce solamente con l’evocarne un altro.
È mostruoso, gigantesco, ricoperto da un manto verde, orlato da una pelliccia bianca. È lo spirito del Natale presente.
Lo prende e lo porta dentro la casa misera del suo dipendente, Bob Cratchit, poverissimo a causa della paga che riceve. Ma la sua famiglia è felice, gode di quel poco che ha.
Poi lo porta a casa di Fred, suo nipote, tutti sghignazzano, qualcuno prende in giro lui e la sua grettezza, la sua tirchieria.
Non è ancora finita, gli mostra due bambini, scarniti, rappresentano la miseria e l’ignoranza, condizioni alle quali sono condannate molte persone, anche a causa di gente come Scrooge
Il vecchio ora piange come un vitello…e le sue lacrime chiamano il terzo fantasma, quello più terribile, quello più gotico, una figura enorme, con un saio nero, dal quale spunta solamente una mano.
È lo spirito del Natale futuro.
Ora la scena è davvero triste. C’è un funerale ma la gente non piange, anzi, se la ride, alcuni servi si intrufolano nella casa del defunto e rubacchiano, arraffano, quello che possono, altre due persone fanno i conti sull’eredità.
Ma chi merita così poco rispetto? Chiede Scrooge.
A questo punto il fantasma lo porta di fronte ad una lapide che scopre e mostra, inciso sulla pietra, proprio il nome di Ebenezer Scrooge.
A quel punto il pentimento del vecchio arriva fino in fondo al cuore, si sveglia, è una bianca mattina di Natale.
Manda il garzone a comprare il tacchino più grande del mercato e lo fa mandare a casa di Bob Cratchit, trova la forza di andare a casa del nipote, ha il coraggio di cercare la gioia dentro di sé.
Hai mai sentito parlare de "La tregua di Natale"? LEGGI/ASCOLTA questa storia QUI!

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