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La terra di nessuno

3/22/2021

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In Europa imperversa la prima guerra mondiale. Il fronte occidentale funziona così: da una parte ci sono le linee tedesche: reticolati, feritoie, cannoni, fucili e tutti gli attrezzi di morte di quel tempo lì. Dall’altra ci sono le truppe britanniche: reticolati, feritoie, cannoni, fucili e tutti gli attrezzi di morte di quel tempo lì. In mezzo c’è una terra di nessuno. Nei primi mesi di quel conflitto, quando ancora la guerra di trincea era agli inizi, non erano infrequenti episodi di fraternizzazione fra i soldati. Tradotto: nessuno aveva voglia di fare la guerra. I ragazzi, perché di ragazzi si parla, si scambiavano sigarette, qualche volta si incontravano nella terra di nessuno e provavano a parlarsi. Questo clima culminò nel dicembre del 1914. I ragazzi, sia inglesi che tedeschi, nel sentire i canti di Natale uscire dalla trincea opposta, nel riconoscerli uguali a quelli che suonavano nelle loro trincee, pian piano, uscirono dalle buche e si incontrarono nella terra di nessuno per scambiarsi doni, cibo, per parlare. Uno dopo l’altro uscirono in molti, si diedero il tempo di recuperare ognuno i propri caduti, si celebrarono cerimonie comuni, fino a dimenticarsi della guerra, come ci si dimentica delle cose inutili che si portano con sé e le si abbandona, come pesanti zavorre per strada, si dimenticarono a tal punto della guerra che ora c’era spazio per la gioia che si manifesta con l’organizzazione di una partita di calcio, giocata sulla neve, nella terra di nessuno. Questi episodi di umanità, addirittura questa partita fra amici, ma scherziamo?! furono giudicati negativamente dagli alti comandi e severamente proibiti per il futuro. Da lì a poco ci furono le battaglie di verdun e della somme, l’introduzione delle armi chimiche. La prima guerra mondiale si concluse con un bilancio di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili. E l’incubo del ‘900 era solo agli inizi. Quello che mi sono sempre chiesto è: perché una volta che avevano giocato a pallone insieme, una volta che avevano scoperto di avere gli stessi canti natalizi, una volta che si erano scambiati doni, cibo e sigarette, insomma, una volta che si erano riconosciuti, ragazzi e basta, non nemici, esseri umani, uguali, perché sono tornati a macellarsi?
Non lo so ovviamente, posso forse immaginarlo…comunque, il mio augurio per il 2021, seppure utopistico è questo: usciamo dalle trincee, andiamo in quella terra di nessuno che può diventare la terra di tutti, e scambiamoci doni e cibo e sigarette, facciamo una bella partita a pallone tutti insieme e riconosciamoci, uguali. E se gli alti comandi giudicheranno negativamente la nostra voglia di vivere in pace, questa volta, in questo nuovo anno, in un nuovo tempo, in una terra di nessuno, mandiamoli a ‘fanculo e continuiamo a giocare a pallone, fidatevi che prima o poi vorranno giocare anche loro.
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