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L'animo da scaldabagno di Mr. Peregrino Fernandez

4/2/2021

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Un metro e 75. Piuttosto magro. Baffi spioventi, come quelli del nonno, era tornati di moda.
Capelli lunghi, trasandati, basette corte e un cappello calato sulla fronte.
Un carattere selvatico e un animo da scaldabagno…dopo vi spiego che cos’è un animo da scaldabagno.
Quello che ora è importante è il suo grande rimorso…ma anche questo è meglio se ve lo racconto dopo.
Quello che ha un animo da scaldabagno e un grande rimorso si chiama Gustavo Peregrino Fernandez, anche se il primo nome lo ha perso presto e per tutti è diventato Mr. Peregrino Fernandez.
La parte brutta del mondo il mister l’ha vista tutta…ma ne ha visti di uomini, di mondi!
Incanagliti, coraggiosi, rassegnati, corrotti, vigliacchi.
La Germania di Hitler che si accaniva su comunisti ed ebrei, i militari in Argentina che mandavano al macello una generazione di idealisti, Tangeri e il Marocco di “Suonala ancora Sam!”, anche se erano tutte palle perché Rick, che sarebbe il vero Sam, non voleva bene a nessuno.
E poi Francia, Australia e il mondo che non aveva visto, se lo inventava, rigorosamente dentro un campo da calcio.
Per esempio in Patagonia, 1958. Era arrivato da una settimana ed era già lì che starnutiva contro il vento, cacava sabbia e pisciava acqua benedetta. Poi, quando non lavorava, andava con il prete a prendersi un mate. Era arrivato per sostituire Armando il sucio che faceva giocare la squadra con il catenaccio, alla Helenio Herrera. Lui no! Sette attaccanti, terzini che andavano e venivano, quando scoppiava una rissa ne approfittava per mettere un paio di giocatori in più in campo, finché non se ne accorgevano, si giocava in tredici.
Non era per imbrogliare eh! È che proprio, al mister, gli piaceva di vedere la palla davanti alla porta.
Se ne inventava continuamente di cose per il suo calcio spettacolo, di continuo! La punta fantasma, lo stopper a quattro zampe, il libero gentile, il marcatore assente, il centravanti elettronico, che era un centravanti con un circuito stampato e dei dissipatori nei tacchi delle scarpe, era una roba che aveva fatto in Francia, quando correva faceva le scintille come un albero di Natale e nessuno gli si avvicinava, era immarcabile.
Ma ora che il mister ha 85 anni e ne sta in una casa di riposo a Neully, un quartiere residenziale di Parigi, ha un solo grande rimorso, adesso vi dico qual è: aver contribuito alla scomparsa delle punte.
Perché non era un cretino il mister, eh! Era stato uno dei primi ad accorgersi dell’inutilità di tenere in campo due punte statiche a fare tappezzeria ma non poteva immaginare che, con la scomparsa delle punte, sarebbe scomparso anche un modo di vivere.
Aveva contribuito a mettere fine alla bellezza per garantire la resa delle squadre, non se lo poteva perdonare!
Infatti, fino a qualche tempo fa, alla casa di riposo, lo portavano allo stadio ma adesso non ci vuole andare più, perché dice che poi non riesce a dormire per la tristezza.
Per liberarsi delle sue colpe infatti adesso sta rimuginando di scrivere un manuale che porti gli insegnamenti del calcio offensivo nella vita di tutti i giorni.
Non che gli freghi molto di essere letto, anche perché usa le lingue che gli vengono in mente a seconda dell’umore con cui inizia la giornata: scrive un po’ in turco, un po’ in inglese, un po’ in castiglione, ha buttato giù anche due appunti in polacco, di quella volta che lo avevano messo in un lager perché frequentava degli ebrei, in inglese, di quella volta che aveva dipinto la faccia di un suo giocatore, in Australia, perché se c’era un colored in squadra veniva più gente allo stadio, e ha scritto anche in francese di quella ragazza che a Marsiglia gli ha detto che aveva un animo da scaldabagno.
Ah! Non vi ho detto che cosa vuol dire avere un animo da scaldabagno.
Semplice! Il mister aveva un debole per le paroline delicate e per le donne che fingono di essere timide, tutto qua.
Un giorno è andato a trovarlo un suo ex giocatore che si era rotto tutto in una partita a Barda del Medio e quindi si era messo a fare lo scrittore e il giornalista.
Lo ha portato a fare un giro nel parco e gli ha offerto due gelati: uno alla fragola, uno cioccolato e menta e gli ha detto che era a Parigi per scrivere un libro.
Il mister Peregrino Fernandez subito gli ha chiesto se quel libro parlava di calcio.
“No, parla dei gol che uno si perde nella vita.”
“Ma quindi i gol ci sono?”
“Qualcuno.”
E allora il mister Peregrino Fernandez si è appoggiato allo schienale della sedia a rotelle e ha detto: “Che bella la vita! Che bella la vita quando era piena di gol!”
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