SIMONEREPETTO.COM
  • Home
  • Chi sono
  • Blog
  • PODCAST
  • EVENTI
  • Collab
  • Contact

L'uccellino azzurro di Bukowski

5/25/2022

0 Comments

 
Foto

“Ho anche un debole per le donnacce, quelle che si ubriacano e bestemmiano, che hanno le calze molli e il trucco sbavato. Mi interessano di più i pervertiti che i santi. Mi rilasso con gli scoppiati perché anche io sono uno scoppiato.”
Questa è una frase di Charles Bukowsky, lo scrittore maledetto più citato dei social.
A me il vecchio Hank mi ha sempre spezzato il cuore, forse perché anch’io sono uno scoppiato, non lo so.
Mi è sempre sembrato un vecchio cane rognoso che, nonostante avesse preso tante botte, conservava gli occhi dolci.
Mi piace perché era tutto sbagliato, diceva sempre la cosa sbagliata, era sempre fuori posto, sgradevole, aggressivo, quello che hai paura di invitare ad una festa perché potrebbe pisciarti nel vaso della pianta del salotto, davanti a tutti. Cosa che ha fatto, se non ricordo male, in diretta tv.
Ma la storia legata a Bukowsky che mi piace di più è quella del suo uccellino azzurro.
Tutti hanno un uccellino azzurro che canta nel cuore, è quello che ti fa sentire l’entusiasmo delle cose che stanno per succedere, l’estate che inizia, il fremito dopo che una donna ti sorride, la voglia di riabbracciare un vecchio amico. La bellezza della vita insomma.
Ce l’aveva anche Hank e cantava.
Ma poi gli è capitato un padre che, dopo che gli aveva fatto tagliare il prato, controllava che tutti i fili d’erba avessero la stessa altezza e, se non era così, lo prendeva a cinghiate.
Poi, sempre il padre, trovò dei fogli con i suoi racconti in un cassetto, non gli piacquero, e lo cacciò di casa.
Lo odiava perché parlava solo di soldi, lo odiava perché gli dava sempre ordini.
Il suo uccellino azzurro ha iniziato a nascondersi dentro, in fondo, perché aveva paura del mondo e della vita.
Per 50 anni Bukowsky fu un senzatetto, lavorava lo stretto necessario per comprare le sue lattine di birra e poco altro. Passava le notti a battere a macchina, scrivere e vomitare abbracciato al cesso.
Cicatrici dentro e cicatrici fuori, lo rendevano brutto, nei bar glielo urlavano, si buttava dentro risse improbabili, ne usciva ammaccato e stordito, qualche volta elemosinava un po’ d’amore da qualche puttana vecchia e stanca, spesso andava in bianco, qualche volta lo facevano toccare per pietà.
Il suo uccellino azzurro cantava sempre meno e si nascondeva sempre più a fondo, in certi posti scuri e umidi dell’anima che neppure sappiamo di avere.
Era così radicale nel giudicare la società intorno a lui che non poteva che finire ai margini, isolato, spesso deriso, un relitto, un avanzo, solo un’altra figura triste accartocciata sul marciapiede di una periferia americana.
Sputava sul lavoro che, mentre arricchisci qualcun altro, ti abbruttisce; sputava sui perbenisti dalle vite scontate, piatte e vuote; sputava sulla stupidità della guerra, sputava sulle convenzioni, sulle etichette, sulla retorica, sul patriottismo, sulle religioni, sullo Stato, sugli occhi spenti delle signore per bene.
Il suo uccellino azzurro ormai era muto, lontanissimo, anestetizzato eppure tremante.
Poi, nel 1969, quando ha 49 anni, arriva un signore che si chiama John Martin, ha una piccola casa editrice, “La black sparrow”, gli offre 100 dollari al mese per tutta la vita, per scrivere.
Non gli sembra vero.
Ha così paura che sia una bugia che in un mese scrive “Post Office”, il romanzo che lo renderà famoso.
Un minuscolo raggio di sole filtra, anche se 50 anni di dolore non c’è più il tempo di curarli, ma un flebile raggio di sole arriva fino alle remote regioni dove l’uccellino azzurro sta agonizzando.
E lui lo sa, gliel’ha scritto. Ed è questo che spezza il cuore.
 
Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire,
ma con lui sono inflessibile,
gli dico: rimani dentro, non voglio che
nessuno ti veda.
Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma gli verso addosso whisky e aspiro
il fumo delle sigarette
e le puttane e i baristi
e i commessi del droghiere
non sanno che lì dentro c'è lui.
Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io con lui sono inflessibile,
gli dico: rimani giù, mi vuoi fare
andar fuori di testa?
vuoi mandare all'aria tutto il mio lavoro?
vuoi far saltare le vendite dei miei libri in Europa?
Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
solo di notte qualche volta
quando dormono tutti.
Gli dico: lo so che ci sei,
non essere triste
poi lo rimetto a posto,
ma lui lì dentro un pochino canta,
mica l'ho fatto davvero morire,
dormiamo insieme così
col nostro patto segreto
ed è così grazioso da far piangere
un uomo, ma io non piango,
e voi?
Vuoi LEGGERE/ASCOLTARE un'altra storia "maledetta"? CLICCA QUI!

0 Comments



Leave a Reply.

    Archivio

    November 2022
    October 2022
    September 2022
    August 2022
    July 2022
    June 2022
    May 2022
    March 2022
    February 2022
    January 2022
    December 2021
    November 2021
    October 2021
    September 2021
    August 2021
    July 2021
    June 2021
    May 2021
    April 2021
    March 2021
    February 2021
    January 2021

    Categorie

    All
    L'arca Di Bidè
    L'arca Di Bidè
    Storie Notturne Per Persone Libere

    RSS Feed

Powered by Create your own unique website with customizable templates.
  • Home
  • Chi sono
  • Blog
  • PODCAST
  • EVENTI
  • Collab
  • Contact