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Vicinissimo al cielo: Walter Bonatti

4/7/2021

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Un viaggio, un'impresa, un'avventura non sono mai solo una faccenda geografica, sono sempre e anche una questione dell'anima. Un viaggio parte sempre prima del primo passo. Se sei un esploratore hai dentro le grandi montagne anche se nasci in pianura. 
Walter Bonatti è un bambino che divora Jack London e Salgari, attraversa il Po, dorme in terrazza ed è già un esploratore. 
Non basterebbe una vita a raccontare tutte le sue imprese quindi ne ho scelte due che raccontano di come, parole di Bonatti, le lezioni più dure, più amare, vengano dagli uomini e non dalla natura.
Nel 1954 l'Italia tenta un'impresa mai riuscita prima: raggiungere la vetta del K2.
La spedizione è guidata da Ardito Desio e Walter Bonatti è lo scalatore più giovane, ha solo 24 anni.
Per raggiungere la vetta vengono scelti i due scalatori più esperti: Compagnoni e Lacedelli.
Bonatti deve recuperare le bombole di ossigeno e portarle su dove i suoi compagni avrebbero dovuto allestire il campo 9.
Scala insieme ad Amir Mahdi con le attrezzature del tempo, meno che rudimentali, e con sulla schiena le bombole di ferro.
Siamo a 8000 metri, ci vuole un'ora per fare 100 metri, un uomo fa un passo ogni 30 secondi. 
Ma quando arriva alla quota non trova il campo, sente solo una voce: "Lasciate lì le bombole e tornate indietro!"...impresa impossibile perché si sta facendo buio e non ci sono le condizioni per rientrare.
Sono costretti a passare una notte a -50ª, senza tenda, né sacco a pelo, né ossigeno, in una zona della montagna che è chiamata "La zona della morte".
Bonatti dice di non essere morto solo perché non ha voluto morire.
La mattina seguente tornano al campo, semi assiderati ma vivi. 
Secondo la versione ufficiale Compagnoni e Lacedelli raggiungono la vetta senza ossigeno. Bonatti viene cancellato dall'impresa, ci vorranno 50 anni per stabilire la verità.
La montagna lo ha provato ma gli uomini della sua spedizione lo hanno ferito di più. Da lì in avanti decide che, se dovrà affrontare la montagna, lo farà o da solo o con uomini che sentirà come suoi fratelli.
La reazione alla ferita del K2 è l'altra impresa che racconto, la scalata del monte Bianco, 1955, in solitaria, in una parete vergine, quella del Dru.
C'è poesia nell'aprire una via nuova perché, mentre scali, sai che, dalla creazione del mondo, per la prima volta, la montagna sente il calore di una mano umana e vibra, si torce, si stupisce.
Quando Bonatti è a pochi metri dalla vetta si accorge che la parete che gli resta da affrontare è completamente liscia, non può salire e non può scendere.
Racconta di aver passato un'ora di disperazione, appeso su uno strapiombo di 500 metri fino a quando individua delle scaglie di roccia, come delle grosse dita, circa 12 metri sopra di lui; annoda delle corde come a farne delle bolas rudimentali e spera che si aggancino. 
Lancia la corda una decina di volte, tira, le scaglie si rompono, riprova, sembra che la corda tenga, chiude gli occhi e si lancia nel vuoto.
Oggi tutti sono obbligati a ricordarsi che la prima mano a toccare la parete del Dru è stata quella di Bonatti perché quella via ora si chiama "Pilastro Bonatti".
Queste sono solo due delle imprese incredibili di un uomo incredibile. Se siete incuriositi andate a scoprire quante volte Walter Bonatti, da solo, è stato vicinissimo al cielo.
Il mondo è pieno di grandi avventure! Prova a LEGGERE/ASCOLTARE questa! CLICCA QUI!

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