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Vegetarian ribs

10/11/2022

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Vegetariani!
Io non ce l’ho con voi, anzi.
Prima o poi dovremmo diventare tutti vegetariani se vogliamo conservare ‘sto vezzo di vivere qui. Sulla terra, intendo.
Quindi non solo non ce l’ho con voi, dico che avete ragione, e che dovrei convertirmi anch’io, solo che per adesso mi tira più un profumo di 40 buoi sul barbecue, no, un filo di buoi, un pelo di barbecue…vabbè, ci siamo capiti.
Ma prima o poi cambierò.
Solo su una cosa vi critico. Smettete di chiamare con nomi da barbecue trucchi vegetariani.
Non funziona e crea illusioni. È appropriazione culturale, forse?
Non chiamate il vostro pasticcio di sedano rapa con infilate radici che sembrano ossa: costolette vegetariane.
È cattiveria.
Non vi mettete sullo stesso piano di quelli che vogliono fare i dolci dietetici e li fanno senza zucchero, senza mascarpone, senza miele, senza uova, senza prendo solo un caffè, grazie.
Abbiate il coraggio della vostra diversità, siete dalla parte giusta della storia.

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Il rumore passivo

10/7/2022

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Una volta c’era il fumo passivo.
Tu andavi in un bar, al ristorante, al cinema e, pure se non fumavi, altri fumatori ti costringevano ad inalare i loro miasmi nicotinici e catramosi.
A me piaceva. Dal punto di vista scenografico, proprio. Mi piaceva la nebbia di certi locali ma alla fine è giusto, mica puoi imporre agli altri le tue cattive abitudini.
Ora, se siamo tutti d’accordo su questo punto: quando qualcuno prenderà in mano l’annosa questione del rumore passivo?
Quando qualcuno lancerà una petizione che promuova l’uso degli auricolari e degli airpods sui treni? Perché li usate come orecchini di bigiotteria gli airpods?
Perché le mie orecchie devono essere esposte passivamente alla ricetta delle zucchine alla soia in arabo? Non le mangerei comunque, in nessuna lingua.
Perché devo forzosamente fruire delle rime trap, manco di un vero trapper, ma di tuo cugino che rutta sul flow che non so manco che cazzo è?!
Devo farti la guerra? Vuoi che metta a palla Nilla Pizzi per rappresaglia?
Perché se entro al supermercato mi devi costringere alla musica ambient fusion che conta più allergici del glutine?
Mettiamoci la cotta e facciamo ‘sta crociata!
Perché se il fumo passivo sminchiava polmoni innocenti, anche le mie orecchie non hanno fatto niente, vostro onore.

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Masih Alinejad

10/5/2022

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Oggi vi racconto una storia che inizia e finisce con i capelli.
Tempo fa avevo letto un articolo su una donna coraggiosa con una bellissima chioma di capelli ricci che, forse, avevo pensato, ha scelto di portare così lunghi e fluenti come atto di liberazione e di protesta.
Mi ero anche chiesto come mai di una donna del genere si parli così poco.
In due parole: non so se quella chioma di capelli ricci ce l’avesse già da bambina, Masih Alinejad, ma so che era piccola quando Reza Pahalavi, scià di Persia, fu deposto per instaurare il regime dell’Ayatollah Khomeyni.
La prima volta l’hanno arrestata a 18 anni, per volantinaggio contro il governo, all’inizio degli anni 2000 diventa giornalista parlamentare, solo che poi scrive un articolo nel 2005 in cui parla di corruzione di alcuni ministri del governo ed il pass per entrare a palazzo glielo stracciano.
Le cose si mettono male fra il 2008 e il 2009 quando paragona i seguaci dell'ex presidente Ahmadinejad a delfini che, con le fauci aperte, attendono che l’addestratore gli dia da mangiare.
Cambia aria, va in America e poi nel Regno Unito, si laurea e inizia a raccontare la condizione delle donne nel suo paese e la situazione politica in generale in Iran.
Fra lei e il governo iraniano ormai è guerra aperta.
Come tutti i vigliacchi, non potendo sfogarsi su di lei, si sfogano per rappresaglia su amici e parenti: nel 2019 arrestano, fra gli altri, suo fratello, minacciano altri parenti di licenziamento se non la faranno tornare a farsi massacrare in patria e ordinano al padre di andare in TV per diffamarla. Lui si rifiuta e si fa 8 anni di carcere.
Nel frattempo ovviamente la stampa di regime inizia a riempirla di merda, accusandola di tossicodipendenza, dandole della puttana, un grande classico, imputandole pure la colpa di uno stupro mai avvenuto nella metropolitana di Londra. Come se poi subire uno strupro fosse una colpa, ma vabbè.
Addirittura arrivano a dire che Masih Alinejad sarebbe un’agente segreto alle dipendenze dirette della regina, visto che, raccontano in TV e sui giornali, in occidente se sei un giornalista lavori automaticamente anche per lo spionaggio.
Visto che tutto questo scarico di liquami evidentemente non basta salta anche fuori che nel 2021 è stato sventato un piano per rapirla a New York e riportarla a Teheran.
Non avevo più pensato a questa donna fino a quando non ho visto su internet una ragazza mora con due occhi enormi cantare “bella ciao” per Masha Amini, cantare in un modo così struggente che, persino io che non sono proprio facile a questo tipo di sentimenti, mi sono sentito orgoglioso che un canto del mio paese sia diventato il canto degli oppressi.
Solo non riuscivo ancora a mettere a fuoco, a richiamare alla memoria, quell’articolo e Masih Alinejad non mi tornavano in mente.
Poi qualcuno ha detto in TV che Masha Amini è stata arrestata dalla polizia religiosa perché una ciocca di capelli le era uscita dall’Hijab e poi hanno mostrato il video potentissimo di Hadis Najafi che con un gesto naturalissimo si fa una coda ed invece quella coda diventa una specie di gesto eroico, di battaglia, da condottiera, da martire purtroppo, come martire è stata anche Masha per via della sua ciocca ribelle.
E allora, come se un filo sottile come un capello, portasse da una chioma all’altra, mi è tornata in mente la capigliatura riccia di Masih Alinejad e ho scoperto che oggi, la gran parte di quello che sappiamo delle proteste in Iran è per merito suo.
In Iran la rete è controllata dallo staff generale delle Forze Armate della Repubblica Islamica, migliaia di siti sono bloccati, le VPN che funzionano sono solo quelle approvate dall’autorità, solo il torrenting non è completamente bloccato. Grazie a quello le immagini passano e Masih Alinejad le diffonde attraverso i suoi social e tutti i canali che ha disposizione.
E ancora oggi, quando ho finito di sbrogliare questa matassa di fili sottili come capelli scossi dal vento della ribellione, mi sono trovato a meravigliarmi del fatto di come si parli così poco di Masih Alinejad, così, per quel poco che vale, l’ho fatto io.
Ti va di LEGGERE/ASCOLTARE la storia di un'altra donna coraggiosa? CLICCA QUI!

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Day Routine

10/5/2022

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Vuoi essere felice?
Il web risolve.
Alzarsi prestissimo, tipo alle 5.
Salta sul tappeto elastico per far felice anche i tuoi vicini di sotto.
Poi spremiti un limone dentro un bicchiere d’acqua tiepida e bevitelo.
Poi scrivi 8 poesie, Poi fai il saluto al sole, corri 10 chilometri, fai stretching, fatti una doccia gelata in inverno, bollente in estate. Dopo che ti sarai congelato o ustionato sarai pronto per la giornata lavorativa.
Sono solo le 8.
Dividi la giornata in 4 quadranti, ogni 2 ore alzati, fai una piroetta sulla piastrelle pari, allinea le penne e torna a sederti.
Se ti demoralizzi un attimo, ripeti l’antico mantra tibetano: Solo gli stronzi di capra tibetana si arrendono.
Prima di pranzo e prima di cena fa una capriola che stimola il metabolismo e ingerisci solo alimenti naturali tipo muschio, staccionate, pietrisco, la domenica puoi sgarrare e mangiare il gaspacho.
Prima di andare a letto guardati allo specchio e domandati: che adulto voleva diventare il bambino che sono stato.
Non uno con una giornata così, risponditi.
Addormentati fra lacrime e singhiozzi e ricomincia.

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Gli ansia makers

9/30/2022

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Secondo me, nella silicon valley, negli uffici di facebook, instagram, twitter, ma anche nelle redazioni giornalistiche di libero.it, dei tg, degli ultimi giornali cartacei esistono degli anfratti, delle grotte, delle cantine che si raggiungono solo facendo scorrere una libreria, scostando un quadro, toccando uno specifico punto nel muro.
E in questi luoghi segreti lavorano come topi gli “ansia makers”.
Gli ansia makers creano l’ansia, è il loro lavoro, sono bravissimi.
Quanti sono i bevitori di caffè nel mondo? Tantissimi. Domani scrivi che più di un caffè al giorno ti fa morire dieci anni prima. Ma il mese scorso abbiamo scritto che è un potente afrodisiaco. Meglio! Così vanno in confusione e cresce l’ansia, così imparano a scopare che diminuisce lo stress.
Anzi, lunedì, che già è un giorno di merda, fai uscire un banner con scritto che se scopi più di due volte a settimana alle donne viene la cellulite e agli uomini viene la gotta e l’unghia incarnita.
A proposito: che la cellulite è una malattia che va curata l’hai già scritto? Sì, abbiamo fatto un’infografica a san valentino, e l’intervista con l’esperto, e il fotoreportage delle chiappe.
E che nei peli del petto possono annidarsi batteri letali lo hai messo? Sì, ho messo il meme vicino alla pubblicità del rasoio della Bullette.
(suono dell’allarme) Che succede? Shazam ha rilevato che un cretino ha detto “chi se ne fotte?!”. Codice rosso, rovesciagli addosso un carico d’ansia supplementare iper targettizzato, mettici il rischio nucleare, la siccità, la depressione, il ritorno del covid, la peste suina che colpice i giovani trapper.
Me li immagino così, intenti a creare ansia, come fosse un grande musical hollywoodiano, con i premi di produzioni per chi crea più ansia, con le convention aziendali in cui ci si confronta per ottimizzare le tecniche ansiogene, con gli schermi come in borsa che monitorano lo stato d’ansia delle zone di competenza, tutti in ansia anche loro, convinti di fare notizie, senza il minimo sentore di essere “ansia makers”.

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Siamo alla frutta

9/30/2022

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L’espressione “siamo alla frutta” si usa in Italiano per dire che si è senza forze, senza energia, alla fine, diciamo dopo l’ultima spiaggia, che si sa, dopo essere stati in spiaggia una bella fetta di melone rinfresca.
Qui state pensando che siccome ha vinto la Meloni, io proponga un miserabile gioco di parole.
Meloni-siamo alla frutta, no, no.
Io vorrei raccontare la favola dell’ometto elettore che perde tutte le energie.
Intorno al 2001 l’ometto vota Forza Italia insieme al 30% di altri italiani.
Forza Italia prosciuga l’Italia di ogni rimasuglio culturale e sociale e lui, se non lo era già,
diventa becero, arrogante, ignorante, parla solo di figa a pagamento e fa il ganassa al bar.
Intorno al 2014 allora vota Il PD insieme al 40% di altri italiani.
Il PD distrugge il lavoro, dimentica i diritti, smette di produrre e/o ignora gli intellettuali, da partito dei lavoratori, diventa il partito dei salotti romani.
Quell’ometto si scopre non solo becero, arrogante, ignorante ma pure senza lavoro e senza dignità. Non ha più i soldi per la figa a pagamento e al bar se offre qualcun altro è meglio.
Allora nel 2018 vota la Lega insieme al 30% di altri italiani.
La lega involgarisce il paese, impoverisce il linguaggio, sdogana l’odio verso il diverso, toglie autorità alla scienza e alla conoscenza.
L’ometto inizia a dire che è volgare, ignorante, disoccupato e umiliato per colpa degli altri, non si sa esprimere bene quindi lo fa ruttando e se qualcuno gli fa notare che non si capisce, lo chiama professorone.
Allora vira rapidamente e nello stesso anno vota il M5S insieme al 32% di altri italiani.
È incazzato, confuso, poco lucido e con un vocabolario rimanente di 13 parole e 5 grugniti, ne cerca una utile. C’è ed è vaffanculo. Inizia a mandare tutti a ‘fanculo.
Oggi quell’ometto ha votato Giorgia Meloni insieme al 26% di altri italiani.
Siamo alla frutta non perché Giorgia di cognome fa Meloni ed è madre e cristiana, siamo alla frutta perché lei è l’ultima. Speriamo che faccia anche cose buone perché dopo non c’è più nessuno.
La classe dirigente è esaurita come l’ometto.

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L'algoritmo è il signore dio tuo

9/30/2022

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Oggi volevo mettervi a parte dei nuovi 10 comandamenti. Già li seguiamo qui sopra, li ho solo formalizzati.
L’algoritmo è il signore dio tuo, come dio è invisibile, non si dov’è, ma vede tutto quello che fai
1)Non avrai altro dio all’infuori dell’algoritmo, se sei così ingenuo da voler seguire la tua creatività, le tue idee o quello che piace a te, sarai condannato all’insuccesso, tutto deve essere piegato al volere dell’algoritmo
2)Non nominare invano parole che l’algoritmo non vuole altrimenti, elastico come il cemento armato e conscio del contesto come Salvini alla festa dell’Unità, egli si sentirà bestemmiato e ti bannerà, senza che tu possa fare ricorso, poiché se il dio originale pare che qualche volta sia apparso, l’algoritmo non appare e non risponde mai.
3)Ricordati di santificare l’algoritmo, non ignorandolo neppure un’ora per vivere la tua vita.
4)Onora i suoi hashtag, i suoi orari, i suoi criteri anche se ti condannano ad una vita di schiavitù.
5)Non ucciderlo, anche perché, pure volessi farlo, mi devi spiegare come.
6)Puoi commettere atti impuri e l’algoritmo ti reindirizzerà su OnlyFans.
7)Puoi rubare, purché ti ricordi di segnalare che il contenuto è brandizzato.
8)Puoi dire falsa testimonianza ed ogni nefandezza purché non offenda il buonismo dell’algoritmo.
9)Desidera pure la donna d’altri e l’algoritmo te ne proporrà altre simili da desiderare e non toccare.
10)Desidera pure la roba d’altri e l’algoritmo te ne proporrà altra simile che non potrai mai avere.
Andate in pace!

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Teresa Batista stanca di guerra

9/30/2022

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C’è la guerra al fronte e la guerra della vita.
Teresa Batista lo sa bene, per lei è stato sempre un combattere, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Ha dovuto imparare ad essere dura Teresa, che l’amore è andato via presto ed ora chissà dov’è, se ancora c’è, se ancora la pensa.
Juanuario Gereba si chiama così il suo amore e lo ha conosciuto ad Aracaju, regione del Sergipe, erano due occhi fra i tanti occhi che l’ammiravano mentre ballava la samba nei cabaret. Due occhi da marinaio. Si sono conosciuti nel mezzo di una rissa che la sua vita è sempre questione di trambusto, schiaffi e violenza. Sempre quello le capita, anche se di guerra è così stanca che non lo riesce manco a dire.
È stata subito guerra, subito in salita, senza madre e senza padre e con lo zio che ha pensato bene di venderla a quel pezzo di merda del capitano Justiniano Duarte da Rosa che ne ha fatto la sua schiava. Stringi i denti Teresa, pensava, che la guerra è ancora lunga. Battaglia dopo battaglia, inciampa in Daniel, seducente, affascinante ma egoista. Se ne accorge troppo tardi che in quegli anni ancora si fidava degli slanci. Per lui affronta il capitano e finisce per ucciderlo.
Coraggiosa e appassionata mulatta.
È Emiliano Guedes che la tira fuori dalla galera, ne fa la sua mantenuta. È buono il vecchio fazenderio, la istruisce, le parla con parole che lei non conosceva, parole che si sciolgono in bocca e nel cuore ma non è ancora finita, bisogna rimettersi il coltello fra i denti perché Guedes muore e lei è di nuovo in mezzo ad una strada.
Non le fa paura, quanti mostri ha dovuto affrontare? Mentre si incammina verso Bahia pensa ai tempi del vaiolo nero, alla tristezza che in quel tempo l’aveva convinta a seguire quel medico, alle terre aride del Sertao e a come ha trovato la forza per aiutare, combattere, lottare una volta di più.
A Salvador non sa che fare, non ha niente, tranne la sua bellezza che decide di usare. Meglio la prostituta che affidarsi ancora ad un protettore, meglio da sola, meglio così, meglio non essere costretta a fingere ancora amore per qualcuno.
Ora però ci si mette pure la politica.
L’amministrazione cittadina, pure quella corrotta e schifosa, decide di trasferire i bordelli. Dal centro alla periferia, case fatiscenti e malsane che, guarda un po’, appartengono ad un politico locale che la domenica si fa bello in piazza, dice che ha pulito la città e intanto fa fruttare le sue proprietà.
Ci mancava anche qualche malalingua che le sussurra che il suo Janu è morto in mare, che non torna più, che non c’è più, che sta con le sirene ora.
Che stanchezza Teresa, che stanchezza.
Teresa Batista è così stanca di guerra ma mica può fargliela passare come se niente fosse.
Che le importa ormai?!
Allora Teresa organizza uno sciopero di tutte le mignotte di Bahia, una sarabanda di colori e rumori e festa e balli e rabbia che avreste dovuto vedere che spettacolo per le strade Bahia, dal Pelourinho fino a Nostra Señhora do bonfim e oltre.
Uno spettacolo che nemmeno gli orixas si sono voluti perdere e sono anche loro scesi in piazza e quando la polizia ha caricato c’erano anche loro che svolazzavano sopra il corteo e forse anche sotto e in mezzo e di lato.
E proprio quel giorno in porto è arrivata una nave americana e forse le malelingue avevano torto. Resisti Teresa che la guerra non è ancora finita, forse a bordo c’è anche il tuo Janu.
Vuoi LGGERE/ASCOLTARE un'altra storia di Jorge Amado? CLICCA QUI!

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La regina Sophia e il Boca

9/30/2022

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  Gli immigrati stanno nella parte più schifosa e lontana della città. Quella in cui è meglio non andare, quello che ci puoi trovare sono solo pescatori incazzati e tagliagole. Così si dice nei quartieri del centro e un po' è anche vero.
È un mondo a parte quello della Boca, zeppo di anticlericali, socialisti ed anarchici che nel 1882 ha fatto scoppiare un bel casino: uno sciopero generale che è culminato con il vessillo di San Giorgio issato nel tetto più alto del quartiere e la proclamazione di uno stato libero con la sua propria lingua, il genovese. 
Quello che non è vero però è che ci siano solo delinquenti, la Boca è piena anche di marinai e casalinghe, pittori, poeti vernacolari, commercianti, compositori di tango, sì, vabbè, anche bagasce e contrabbandieri ma fa parte del colore del quartiere, come le lamiere colorate del caminito.
Quello che sta per succedere è che sta per nascere uno dei club, anzi dei clÚb più affascinanti di tutto il pianeta.
​È l'inverno australe del 1905 e Giovanni Juan Brichetto fa entrare le navi nel porto putrido azionando il faro di ingresso, il padre probabilmente è al parco a giocare a scacchi, lui invece è stanco e muove la sigaretta da un angolo destro a quello sinistro della bocca.
​Erano giorni che si discuteva, con la lingua e con le mani, su quali colori dare alla squadra che volevano fondare. "Andiamo al porto e vediamo quali sono i colori della bandiera della prima nave che passa!", suggerì lui per tagliare la testa al toro. 
Verso la fine di quel giorno storico, mentre una manciata di ragazzi se ne stavano con i piedi a penzoloni sul molo a guardare l'orizzonte, entrò in porto la "Regina Sophia" che batteva bandiera svedese: gialla e blu. 
Il primo presidente della squadra si chiamava Esteban Baglietto e aveva 17 anni e il suo braccio destra era Santiago Sana che aggiunse al nome "Boca" il termine "Juniors" perché il primo pallone glielo regalò un marinaio inglese e perché una parola inglese sembrava desse a tutta la faccenda più importanza e credibilità.
La prima partita del Boca si disputò contro il Mariano Moreno e finì, secondo alcuni 4 a 0, secondo altri 3 a 1. Il barbiere Silvino, che aveva la bottega in calle Brandsen, fu per anni l'unico depositario della verità, perché lui a quella partita c'era. Ma morì nel 2003 a più di 100 anni, senza aver svelato l'arcano, atteggiamento molto sudamericano, alla verità si privilegia sempre la magia. 
​Da lì in avanti si è edificato il mito della Bombonera e della Doce, covo di rabbie e delusioni d'amore, teatro della banda che suona per la squadra, luogo dove mercanti e contrabbandieri si ritrovavano per scambiare vecchi arnesi o spezie o profumi a basso costo che arrivavano dal sud, tempio di nastri colorati e coriandoli che, negli anni, sono piovuti leggeri sulla cancha e sulle spalle del loco Gatti, di Riquelme, di Martin Palermo e anche del più grande, anche sulle spalle di Diego Armando Maradona.
Ti va di LEGGERE/ASCOLTARE la storia di Maradona? PROVA QUESTA!
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Una relazione disgraziata

9/20/2022

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Ho scoperto che sull’internet funzionano tanto i cazzi propri.
Quindi per fare followers, vi racconto una mia storia d’amore disgraziata e strappalacrime.
Ci metto anche la musica ruffiana.
Lo so, lo so, ti ho trascurata, trattata male, non sono stato capace di capire i meccanismi che tenevano in vita la nostra relazione.
Ti ricordi quando abbiamo iniziato la nostra storia? Tu eri già qui da un sacco di tempo ed io ero l’ultimo arrivato ma ci siamo piaciuti, per tanto tempo siamo andati d’accordo, no? Lo so, lo so, poi mi è venuto questo spirito distruttivo e ho cominciato ad inaridire tutto, ne sto parlando ancora con il mio psichiatra.
Quando ti ho conosciuta, mettevi quel vestito con gli alberelli stampati, ricordi? 6mila miliardi di alberelli. Come respiravamo bene allora, e si rideva.
Poi ho fatto i soldi, ho iniziato a riempirti di cose, anche di cose che non mi chiedevi, che non sapevamo più dove buttarle, che ti facevano mancare il respiro, dicevi, dopo ho capito che non lo dicevi in senso buono.
Ti ho regalato anche un altro vestito con fiori ed alberelli, più elegante, ma dici sempre che fiori e alberelli sono la metà.
Ogni giorno ti irrito sempre di più, lo vedo, sai? Ti scaldi come un tizzone ma non sbraiti, semplicemente ti ammali.
Il dottore ha detto che potresti presto avere la febbre a 38, 39 e lui non saprebbe come farla scendere e con quella temperatura costante che non va giù neanche con la tachipirina non lo sa quello che ti può succedere: magari un collasso, magari un infarto, non sappiamo cosa ma certamente qualcosa di brutto.
A volte penso che dovrei ricucirti quel vestito con 6mila miliardi di alberelli per tirarti su ma, sai come sono, sempre assorbito dal lavoro, ho sempre altre stupidaggini a cui pensare.
Altre volte penso proprio che staresti meglio senza di me.
E ora è tardi, mi prendi a schiaffi, l’estate è stata torrida, poi si è staccato un ghiacciaio, le Marche vanno a bagno e in campagna elettorale si parla di tutto tranne che di te.

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